(2002) [9:30]
LMB-RE-001-00-X-2002
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Cantata per Soprano e Pianoforte (1824) di Gaetano Donizetti (1797-1848)
Testo: autore sconosciuto
Manoscritto conservato presso la Bibliotheque Nationale de France
Organico: Soprano e pianoforte
Dedica: Alla marchesa Teresa Medici di Marignano
Prima esecuzionemoderna|Interpreti: Sala Conferenze del Comune di Villa d’almè (BG) | Raluca Pescaru (mezzosoprano) e Umberto Finazzi (pianoforte) 2003
Edizione: opera non pubblicata
Descrizione: si tratta di una composizione datata 15 ottobre 1824, dedicata alla marchesa Teresa Medici di Marignano (allieva di canto di Donizetti) e ispirata al mito dell’amore tra Piramo e Tisbe contenuto nelle “Metamorfosi” di Ovidio. La breve cantata, che fu composta probabilmente a Napoli nell’anno in cui erano andate in scena, a Roma il 4 febbraio e a Napoli il 28 luglio rispettivamente “L’ajo nell’imbarazzo” e “Emilia di Liverpool” con discreto successo, è ancora legata agli stilemi classici ed è dominata da un’atmosfera quasi arcadica, ancora lontana dal carattere romantico e appassionato tipico del Donizetti più maturo. La composizione poetica utilizzata per la cantata è di autore ignoto e risponde ai canoni tradizionali della cantata da camera settecentesca di ambiente aristocratico.
La revisione di questa cantata inedita di Gaetano Donizetti è stata fatta sulla base del manoscritto conservato presso la Bibliotheque Nationale de France a Parigi consultata in loco. Per gentile concessione della stessa riporto copia di una pagina del manoscritto.
Alla sezione “Trascrizioni” è possibile ascoltare una mia versione per soprano e orchestra da camera della cantata. Se sei interessato clicca qui.
Il testo della cantata recita:
Alto silenzio ingombra queste soglie funeste!
In braccio al sonno ciascun già si dispone,
ed io qui veglio in preda ai miei tormenti.
Ma Tisbe, e perché tanto or ti sgomenti?
Brev’ora, alla tua pace anche riman lo sai!
E ancor non cesserai di piangere e tremar?
Brev’ora, alla tua pace…alla mia pace?
E forse ritrovarla poss’io solo in amor?
Del Padre il duol presente figlia crudel non hai?
Pensa qual recherai al suo cor fiera ambascia,
a che t’opponi,
ed a qual folle impresa or t’abbandoni?
Non più, pensier si cangi…
Ma d’Azema, Piramo al nuovo dì sposo non fia?
Che fai? Che pensi o Tisbe?
Amore…gelosia timore, e speme!
Nell’oppresso tuo cor, nell’oppresso tuo cor pugnano insieme!
Chi m’ajta, chi consiglia, un amante ed una figlia.
In sì barbara vicenda di speranza e di timor! Chi m’ajta?
Ma perché spietate stelle, m’opprimete a quest’eccesso?
Ah, perché spietate stelle m’opprimete a quest’eccesso?
Ah! Si risolva, al core oppresso,
darà lena il Dio d’amor.
Chi m’ajta? Chi mi consiglia in si barbara vicenda?
Ah perché tiranne stelle, m’opprimete a quest’eccesso? Perchè?
M’attendi idol mio, mio dolce tesoro
se al fianco ti moro
di più non desìo m’è dolce il morir.
M’attendi idol mio, mio dolce tesoro.
Se al fianco ti moro
di più non desìo,
se al fianco ti moro m’è dolce il morir.
Ah!, Si risolva, al core oppresso,
darà lena il Dio d’amor.
Ah! Perché tiranne stelle m’opprimete a quest’eccesso? Perchè?
M’attendi idol mio, mio dolce tesoro.
Se al fianco ti moro di più non desìo,
se al fianco ti moro m’è dolce il morir.
Si risolva, m’attendi,
mio tesoro di più non desìo,
m’è dolce il morir.